Sardegna: Futuro Verde, No al Gas
C’è un futuro in cui la Sardegna può produrre tutta l’energia di cui ha bisogno e persino esportarne.
Non è fantascienza, ma una possibilità concreta grazie alle rinnovabili: sole e vento, due risorse che qui non mancano mai, potrebbero garantire energia pulita, economica e stabile per famiglie e imprese.
Eppure, mentre si parla di transizione ecologica, nel Sulcis-Iglesiente sta nascendo in sordina un metanodotto.
Un’infrastruttura che non solo rischia di rallentare il passaggio alle fonti verdi, ma che potrebbe compromettere aree naturali e siti archeologici di valore inestimabile.
Una ricchezza inesauribile: sole e vento
La Sardegna è una delle poche regioni d’Europa a poter contare su oltre 300 giorni di sole l’anno e su venti costanti, ideali per l’eolico.
Queste condizioni climatiche uniche consentono di produrre energia rinnovabile in quantità ben superiore al fabbisogno interno, riducendo la dipendenza dalle importazioni e proteggendo il territorio dall’instabilità dei mercati energetici globali.
Fotovoltaico ed eolico non sono più tecnologie del futuro: sono già oggi le fonti più convenienti in termini di costo per chilowattora prodotto. A differenza delle fonti fossili, non comportano spese di combustibile, non inquinano e possono essere installate in tempi rapidi.
Il metanodotto: un passo indietro travestito da progresso
Il progetto del metanodotto nel Sulcis-Iglesiente, lungo circa 150 km, viene presentato come infrastruttura strategica.
In realtà, rappresenta una scommessa sul passato.
Il gas è una fonte fossile, soggetta a forti oscillazioni di prezzo e incompatibile con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea.
Il problema, però, non è solo economico.
Il tracciato previsto attraverserebbe aree agricole, boschi e zone ricche di siti archeologici di immenso valore storico, alcuni dei quali unici al mondo.
Un danno culturale e paesaggistico che nessuna compensazione economica potrebbe ripagare.
Perché il gas non è la risposta
Gli ultimi studi mostrano che puntare su infrastrutture a gas oggi è antieconomico: richiedono investimenti miliardari e rischiano di diventare obsolete in pochi anni, man mano che le rinnovabili, unite ai sistemi di accumulo, diventeranno ancora più competitive.
Al contrario, investire subito in impianti fotovoltaici, parchi eolici e batterie significa:
- ridurre le bollette nel medio-lungo periodo
- creare occupazione stabile sul territorio
- rafforzare l’autonomia energetica dell’isola
- proteggere l’ambiente e la salute pubblica
La strada da seguire
La Sardegna ha la possibilità di essere un laboratorio a cielo aperto per la transizione energetica italiana.
Puntare tutto su rinnovabili e accumulo, migliorare le reti elettriche e coinvolgere cittadini e imprese in comunità energetiche locali: questa è la strada per un futuro sicuro, pulito e competitivo.
Ogni scelta fatta oggi determinerà il paesaggio, l’economia e la qualità della vita delle prossime generazioni.
L’isola ha già in mano le carte vincenti: non resta che giocarle.

